Giornalismo & Docenze

La mia epidemia è diversa dalla tua... (Ognuno si è ammalato in qualche modo)

Le emozioni giocano un ruolo fondamentale negli uomini che, pur sforzandosi di essere razionali, non riescono a contenerle stravolgendone ogni significato logico. Il ruolo fondamentale dell'emozione varia dalla comunicazione percepita e spesso, le risposte a quello che non si capisce fino in fondo sono irrazionali. Notizie Fake, Superstizione, Religione, Fato...  

La paura è una delle reazioni più tipiche e primarie ed è fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza. Difficilmente chi non avverte paura si mette in salvo, chi invece non ha paura, non sviluppa la giusta attenzione per proteggersi dai rischi. Non riuscire a gestire la paura, aumentando o distorcendo la reale percezione del pericolo, trasforma il Corona in minaccia infinita.

Ma poi è andato tutto bene?

Molti ragazzi, spesso condizionati dal comportamento dei genitori o dal mondo che li circonda, sono impulsivi, frenetici e irrazionali. Nessuno in verità (nemmeno gli adulti) ha capito profondamente quanto accaduto e in molti casi, si prova ancora preoccupazione, paura, ansia, angoscia, tristezza, noia, spaesamento passando frequentemente al panico o all’ansia generalizzata, per cui un pericolo limitato e contenuto di contagio viene generalizzato percependo ogni situazione come rischiosa ed allarmante. La “normalità” della vita non è fatta per reggere stati di allerta o tensione troppo a lungo: in tempo di guerra, venivano risolti con la fuga o con l'attacco, ma oggi spesso si staziona in situazioni stressanti in modo continuativo.

Le emozioni ci aiutano 

Limitate dosi di paura e allerta sono necessarie, anzi fondamentali per potersi attivare senza perdere di lucidità. Seguire le poche ma preziose indicazioni delle autorità sanitarie richiede un minino di attivazione e concentrazione. Tra i più si è sviluppata una situazione di ipocondria, intesa come tendenza a eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute, percependo ogni minimo sintomo come un segnale inequivocabile di infezione da nuovo Coronavirus. In verità, tutti, almeno per un momento abbiamo pensato di essere malati di Covid19. 

La paura del contagio, la ricerca dell’immunità, il timore di ammalarsi e di perdere i propri cari, hanno generato angosce ponendoci davanti alle fondamentali questioni del senso della nostra vita e del senso di limite. Poter controllare ogni cosa è una delle illusioni più grandi dei nostri tempi. In molti casi, vi è poi una deviazione preoccupante verso l’odio sui presunti moderni “untori” stranieri o italiani, sulla scia della necessità di trovare sempre un presunto colpevole, meglio se lontano dal proprio gruppo sociale. Pensiamo che il Coronavirus sia piccolo, invisibile all’occhio umano, sfuggente, esageratamente trasmissibile e ciò scatena le ansie più profonde di un qualche elemento incontrollabile che dall’interno ci possa distruggere.

Stress positivo e stress negativo

La linea di demarcazione tra stress positivo (eustress) ed un eccesso di stress negativo (distress), è sottile al punto da non rendersene conto. Molti tra noi di fronte al pericolo assumono comportamenti poco lucidi, talvolta controproducenti senza rendersene conto. Capire di essere (io a controllare me stesso in conseguenza di questa cosa) è fondamentale come nelle dipendenze (sono ancora io a gestire e scegliere cosa fare, o sto attuando comportamenti seguendo una massa di persone che sta facendo proprio quello che andrebbe razionalmente evitato?). 

Facciamo chiarezza  

Nessuna autorità sanitaria ha mai consigliato di affollare i supermercati per rifornirsi ossessivamente di scorte alimentari, eppure la “psicosi”, si è diffusa portando a molteplici effetti negativi, come concentrare parecchie persone in spazi chiusi con la possibilità di favorire la diffusione del virus oppure far mancare certi alimenti a chi non era corso subito al supermercato.

La corsa ad accaparrarsi le mascherine è stata solo una scelta emotiva. Il risultato è, che le mascherine sono finite nelle mani soprattutto dei sani, venendo a mancare per i malati per i quali sarebbero state più utili per limitare il contagio. Anche gli episodi di odio verso gli “untori”, oltre ad essere vergognosi dal punto di vista etico e morale, hanno provocato esattamente l’effetto opposto. Il povero malato ferito, finito necessariamente al Pronto Soccorso, avrebbe così solo aumentato la possibilità di infettare gli altri. 

Al peggio non c'è mai fine 

La pandemia da COVID-19, nelle varie “ondate”, ha costretto milioni di Italiani ad un lockdown forzato, al fine di ridurre il numero di contagi giornalieri. Le conseguenze delle restrizioni e della paura trasmessa, soprattutto dalle informazioni ricevute mediaticamente, sono state riconducibili ai vari livelli di restrizioni. Comunemente però, la diffusione rapida e facile del virus ha fatto scaturire ed esacerbare le paure o i disturbi mentali già presenti nella popolazione, come era stato previsto da vari scienziati.

A causa della chiusura di aziende e varie attività commerciali, molti imprenditori e dipendenti hanno perso la loro fonte principale di reddito, trovandosi in una situazione molto difficile da sostenere oltre che dal punto di vista economico anche sotto il profilo psicologico.

Lo stress, l’allontanamento dall’ambiente sociale e dalle relazioni più care l’isolamento e la percezione della paura, la sofferenza e le morti viste da “vicino” oltre che in televisione, hanno contribuito ad aumentare il tasso dei tentativi di suicidi nel periodo di maggiore criticità. Tante, troppe le persone che hanno manifestato disturbi dell’umore, disturbi d’ansia e altre patologie, sia per ragioni economiche che sociali.

I disturbi dell’umore e i disturbi d’ansia sono delle condizioni patologiche che determinano in chi ne è affetto una sensazione di disagio, malessere, disadattamento e, in alcuni casi, una moltitudine di disfunzioni cognitive che non garantiscono il corretto funzionamento della persona nell’ambito sociale.

Alcune ricerche svolte sulla percezione del benessere economico e della soddisfazione personale, hanno permesso di comprendere la relazione indiretta tra status socio economico basso o in decaduta ed un aumento dei pensieri e tentativi suicidari. È dunque possibile comprendere come il deficit ed il crollo economico derivati dalla pandemia di coronavirus, siano in parte responsabili della decisione estrema di molte persone. 

L’isolamento sociale causato dal Covid-19

È un paradosso: il distanziamento sociale che ci protegge dal contagio del virus allo stesso tempo ci espone ad altre criticità.

Depressione, uso di stupefacenti, alcolismo o diffuso disagio psicologico.

Una variabile fondamentale della disperazione è il livello di reddito. Nonostante gli interventi del Governo Italiano, la forbice tra ricchezza e povertà continua ad allargarsi. Uno studio effettuato negli Stati Uniti, rileva che nella fascia di reddito inferiore ai 40mila dollari, un cittadino su quattro segnala problemi psicologici legati alla pandemia, ma per chi guadagna oltre 90mila dollari la percentuale del disagio si dimezza al 14%. L'Italia, unica grande nazione occidentale a non essersi ancora ripresa dalle crisi del 2008 e del 2012, avrebbe davanti a sé un periodo molto difficile.

Uno studio della Link Campus University di Roma segnala tra il 2012 e il 2018 quasi mille suicidi legati a motivazioni economiche. Nei primi anni si trattava prevalentemente di imprenditori, poi soprattutto di disoccupati. Quest’anno l’Osservatorio suicidi per motivazioni economiche della Link Campus, riporta 42 decessi, di cui 25 nelle settimane del “primo lockdown forzato” e 16 nel solo mese di aprile, ai quali si aggiungono 36 tentati suicidi, 21 dei quali nelle settimane di isolamento forzato. Più della metà delle vittime è costituita da imprenditori. 

Scommettere di non infettarsi  

Quanti tra noi hanno comportamenti “a rischio” che possono realmente esporci ad una infezione da Covid19 o di altro tipo? Chi frequenta abitualmente persone che vivono o lavorano in posti identificati come attuali focolai dell'infezione?

Oggi, è sicuramente più probabile avere un incidente d'auto che ammalarsi di Coronavirus...

Assumere comportamenti irrazionali e controproducenti non serve. Meglio occuparsi con serietà del problema: le nostre autorità sanitarie, che hanno preso in carico seriamente la vicenda fin dall’inizio in Italia, hanno dato poche, chiare e semplici regole da seguire. Ognuno dovrebbe chiedersi: sto anche oggi, in questo momento, seguendo le indicazioni che mi hanno suggerito? Non dimenticando l'esistenza di decine di altre patologie derivanti da cattive abitudini sanitarie.

Cosa ci è rimasto della quarantena?

L'isolamento da quarantena ci ha costretti ad interrompere le rassicuranti abitudini quotidiane creando per alcuni, momenti di disorientamento piuttosto marcati. La differenza tra il giorno e la notte, la mancata cura ed igiene personale, sono stati solo alcuni dei segnali di una leggera instabilità psicologica.

Nonostante il ricorso alle tanto discusse quanto indispensabili tecnologie, in particolare i social media, molti giovani non hanno evitato il senso di isolamento e solitudine e oggi, si ritrovano a riscrivere i propri convincimenti sui rapporti interpersonali.

La quarantena forzata per molte famiglie, ha contribuito a vivere momenti insieme unici e irripetibili, molte persone hanno (ri)trovato il dialogo con i figli “logorato” dal tran tran quotidiano, in altri casi, invece, ha deteriorato i delicati rapporti esistenti... talvolta, la convivenza forzata è deleteria specie se costretta in piccoli spazi abitativi.

Analisi del Bisogno 

Dopo i drammatici e straordinari momenti di emergenza sanitaria sembra esserci un elemento più virale del Coronavirus stesso: la paura. Ma è davvero l'infezione la causa del nostro stress? Cos'altro potrebbe nascondersi dietro una frizione così palesemente fatale?

La Rupofobia è la paura patologica ed irrazionale nei confronti dello sporco e, più in generale, di tutto ciò che non è igienico o rappresenta una potenziale fonte di contaminazione. Questa fobia porta il soggetto che ne soffre a reiterare comportamenti e rituali ossessivi di pulizia su di sé o sull'ambiente che lo circonda. La rupofobia induce, ad esempio, a lavare continuamente le mani o dedicarsi alle faccende domestiche in modo profondo e più spesso del dovuto.

Se quest'impulso non viene appagato, il soggetto rupofobico può manifestare ansia. Come accade per altre fobie, la rupofobia comporta spesso sintomi somatici, tra cui sudorazione profusa, battiti, nausea e sensazione che manchi l'ossigeno.

Altro sinonimo di rupofobia è "sindrome di Pilato", in riferimento all'ossessione di lavarsi le mani

Meno frequentemente, il termine è utilizzato in modo interscambiabile con germofobia, che significa, letteralmente, "fobia dei germi". 

Per chi soffre di questo disturbo, "lo sporco" è interpretato come un indefinibile elemento capace di contagiare o di contaminare.

L'ipocondria è un disturbo psichico che scatena, in chi ne soffre, la paura del tutto infondata di avere una grave malattia. Gli individui ipocondriaci, infatti, sono persone convinte che ogni piccolo malessere patito sia il segno premonitore di una patologia molto seria. Questo timore condiziona pian piano l'intera esistenza del soggetto colpito, dalla sfera lavorativa ai rapporti sociali/affettivi. Addirittura, nei casi più gravi, l'ipocondria porta all'assunzione impropria di farmaci, depressione, senso di frustrazione ecc.

Guarire dall'ipocondria è difficile, in quanto, oltre a un trattamento adeguato, bisogna che il paziente collabori con il proprio psicoterapeuta.

L'ipocondria presenta alcune analogie con i disturbi indotti dall'ansia, tant'è che spesso gli ipocondriaci manifestano dei sintomi simili alle persone ansiose.

I disturbi dell'ansia sono all'origine di un senso di disagio, simile a paura o eccessiva preoccupazione, dai connotati incontrollabili e di lunga durata.

Rientrano nell'elenco dei disturbi dell'ansia: la fobia sociale, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo dell'ansia generalizzata, il panico, il disturbo post-traumatico da stress e la fobia specifica.

Io non sono fuori pericolo...

La depressione è la malattia psichiatrica più frequente, ed ha una prevalenza nella popolazione che va dal 9% al 20%. Questa patologia è considerata, dal Manuale Diagnostico e Statistico per i Disturbi Mentali (DSM), un disturbo dell'umore; presenta, cioè, un quadro clinico caratteristicamente dominato da variazioni abnormi del tono dell'umore. L'umore è quell'aspetto dell'attività psichica che conferisce la coloritura affettiva a tutto quello che viene vissuto nella vita di ogni giorno, è un'emozione che colora la percezione del mondo.

La depressione può essere di diversi tipi, ed ognuno presenta dei sintomi caratteristici. Ecco perché i disturbi depressivi vengono suddivisi in due grandi gruppi, che a loro volta presentano dei sottogruppi:  

  • Depressione ansiosa: comprende sintomi che ricordano più spesso il disturbo d'ansia, come ad esempio attacchi di panico o agitazione. 
  • Disforia isteroide: anche questa sottoclasse di depressione appartiene alla cosiddetta forma atipica e colpisce soprattutto il sesso femminile. In particolare, si manifesta in quelle donne che presentano tratti caratteriali in cui prevale un'intensa preoccupazione per il giudizio altrui, una spiccata sensibilità alle frustrazioni, la tendenza a drammatizzare un'esperienza di rifiuto (in particolar modo in campo sentimentale) e difficoltà a tollerare i contrasti interpersonali.

Depressione agitata: il quadro clinico di questo sottotipo di depressione è caratterizzato da una spiccata agitazione psicomotoria, con irritabilità, agitazione, incapacità di rilassarsi, irrequietezza motoria. 

Oltre a queste forme di depressione ne esistono delle altre che, sebbene vengano incluse tra i disturbi dell'umore, non costituiscono dei veri e propri fenomeni depressivi. 

Isteria collettiva tra ipocondria, psicoanalisi e psicologia delle masse

Viviamo in un’epoca egocentrica e ipocondriaca perché piena di narcisismo. Siamo ormai figli del boom economico, cresciuti tra nonne, mamme e programmi televisivi (ora smartphone) che ci hanno indicato “cosa pensare” senza rifletterci troppo su. Abbiamo creduto di essere onnipotenti e non avere bisogno di altri se non dei mezzi “media” tramite i quali abbiamo formato le nostre personalità. Naturalmente la nostra soglia di attenzione o di ansia varia in relazione alla modulazione tonale dello speaker. La stessa notizia può assumere significati diversi esercitando frizioni più o meno opprimenti.

Ed ecco come una notizia in tv si trasforma in psicosi collettiva, l'odio e paura nei confronti dell’altro porta a rintanarsi nelle proprie case, circondati dai propri cari apparecchi elettronici per seguire ciò che viene proposto.

Per quanto riguarda l’ipocondria è stata da sempre ritenuta dalla psicoanalisi come la manifestazione degli ‘oggetti interni cattivi’, sentimenti e pensieri troppo difficili da sopportare e negati alla coscienza, che si concretizzano in sintomi somatici e paura della ‘malattia’ proveniente dall’esterno.

L’isteria sociale scatenata dal coronavirus è, incontrovertibilmente, l'esempio di come questi presupposti si manifestino nella realtà di oggi sino a scatenare quasi una ‘caccia all’untore’, banalizzare il tutto dando le colpe al progresso economico e tecnologico, tuttavia, risulterebbe infondato.

Se inizialmente gli “Untori” erano i Cinesi sotto casa, (compresi quelli che in Cina non ci sono mai stati), successivamente è stato guardato con sospetto tutto ciò che è “made in China”. Ogni criticità ha rappresentato un capro espiatorio, pertanto per il centro-sud gli untori sono stati i milanesi, abbiamo guardato con sospetto anche coloro con un vago accento del nord. Per le masse vi sarà sempre un untore su cui sfogare e in cui identificare le proprie pulsioni distruttive, un capro espiatorio da sacrificare per poter preservare la propria integrità, finché sul patibolo potremmo finirci noi, con tutta la nostra irrazionale paura di morire. 

La mia epidemia è diversa dalla tua...

(Ognuno si è ammalato in qualche modo)

Definizione dell’offerta formativa

Sarà data importanza allo sviluppo delle emozioni peculiari per riconoscere i ragazzi che, intorno al Coronavirus esercitano una eccessiva frizione emotiva, offrendo loro gli strumenti idonei (video tematici in realtà aumentata attivati tramite lettore QR Code) così come un supporto psicologico tramite professionisti al fine di gestirla.

Come dire ai Ragazzi di non aver paura? 

Raccontando la verità in modo semplice. Chiarendo la capacità dello stato di fronteggiare l'emergenza con persone competenti, (medici, infermieri, forze dell’ordine) che ancora stanno lavorando con costanza e impegno affinché si ritorni ad una condizione di normalità assoluta. Nel periodo attuale prendere precauzioni rispetto ad eventuali contagi di coronavirus è necessario ma potrebbero manifestarsi delle forme di psicopatologia

La profonda rivoluzione che le nostre vite hanno subìto, ci spinge a chiederci se e in che modalità, terminata la pandemia, modificheremo i nostri stili di comportamento. Quando il vaccino ci avrà liberati dall'ipotesi di contagio, torneremo ad agire come in passato? I nostri atteggiamenti nei confronti del mondo esterno e degli altri resteranno i medesimi di sempre? È possibile ipotizzare una risposta negativa a queste domande.

È probabile, infatti, che il timore del contatto, ormai così profondamente radicato nella nostra mente e nelle nostre azioni quotidiane, resti impresso dentro di noi, con notevoli conseguenze comportamentali ed emotive. Tale cambiamento sarà probabilmente amplificato in coloro che già in precedenza mostravano alcune specifiche vulnerabilità.

Descrizione del Progetto

La mia Epidemia è diversa dalla tua nasce con l’obiettivo di realizzare un percorso formativo nelle scuole secondarie di primo grado e secondo grado e nelle comunità, al fine di chiarire la capacità dello Stato di fronteggiare l'emergenza con persone competenti (medici, infermieri, forze dell’ordine) che ancora stanno lavorando con costanza e impegno affinché si ritorni ad una condizione di normalità assoluta.

Applicare un approccio dinamico e multidisciplinare, quindi, significa non limitarsi semplicemente a identificare i vari fattori di rischio relativi a comportamenti igienico sanitari o sociali sbagliati, ma permette agli studenti di cambiare prospettiva e, attraverso la simulazione del disagio (giovani attori in sede), di acquisire strumenti per gestire i rischi e vivere tranquillamente la “nuova” normalità contemplando comunque altre tematiche che per via della frizione opprimente esercitata dall'emergenza sanitaria parrebbero dimenticate; cyberbullismo, comportamenti razzisti, fake news, ecc

Interventi del Progetto 

La necessità di costruire percorsi di consapevolezza, che vadano al di là dell’aspetto palesato dalla televisione e che applichino un approccio personale alle paure derivanti il Covid19, in collaborazione con le scuole e le comunità coinvolte. L’osservazione delle dinamiche interattive durante i laboratori come dinamico in una prospettiva temporale. Il coinvolgimento attivo dei ragazzi appartenenti a varie e diverse estrazioni culturali, tramite la realizzazione di laboratori formativi teatrali tesi allo sviluppo della consapevolezza e delle strategie di prevenzione dell'ondata di ritorno.

Destinatari

Alunni della scuola secondaria di primo grado e secondo grado e comunità sociali e religiose raggiungibili anche attraverso piattaforma telematica di condivisione.

Durata delle Attività

Lezione/dibattito di circa 2 ore inseribile in orario scolastico a seconda della disponibilità degli Istituti o da concordare con le comunità

Obiettivi

Gli obiettivi generali, saranno volti a stimolare la discussione tra i partecipanti, psicologi e pedagogisti, personale docente al fine di modificare eventuali atteggiamenti scorretti quindi far emergere le esperienze. In particolare:

  • individuazione e recupero del disagio degli alunni in situazione di fragilità; 
  • divulgazione delle conoscenze riguardanti i rischi di comportamenti errati; 
  • educazione al rispetto delle regole e alla cultura della legalità e interiorizzazione del valore della dignità umana.

Risultati attesi

Allo scopo di conseguire risultati ottimali, il progetto proposto vuole far acquisire consapevolezza e gestione ottimale delle proprie emozioni anche in condizioni di criticità e post criticità.

Al termine dell’azione progettuale verranno consegnate le relazioni conclusive e un video documentario sulle attività svolte allo scopo di stimolare ad acquisire osservazioni e informazioni che contribuiranno a sviluppare l’autovalutazione e l’auto- orientamento anche dopo i tempi progettuali.

Il video sarà quindi un punto di inizio interattivo da cui partire nel quale saranno coinvolti i partecipanti (anche minorenni con dovuta liberatoria) nelle fasi di ideazione ed elaborazione del progetto video anche attraverso l’allestimento e le riprese, inoltre è previsto un convegno pubblico in cui si svilupperà il dibattito a fronte dei risultati elaborati. Dati, strumenti, metodi e prospettive saranno al centro degli interventi e saranno resi disponibili per essere riutilizzati anche da terzi.

Attività previste

Gli studenti saranno i protagonisti del progetto supportati da attori docenti un processo di consapevolezza e rafforzando i fattori protettivi, il comportamento pro sociale, l’atteggiamento empatico e la capacità di autodeterminazione. Tutti gli incontri sono orientati a sviluppare un clima di gruppo positivo: il linguaggio teatrale permetterà di elaborare le condizioni di disagio, malessere, conflitto, oppressione per avviare sviluppi comuni di trasformazione personale e sociale. 

Il laboratorio teatrale rivolto ai partecipanti concentrerà sul tema dell’identità mirando a creare percorsi che consentano di esplorare due territori: quello dell’identità individuale e quello delle relazioni con le altre identità nel periodo post Coronavirus. 

Quello che risulta più evidente parlando di allarme Covid19 è proprio il problema legato all’accettazione della “nuova” normalità da parte dei ragazzi, sia in riferimento all'incertezza del futuro. Gli “Attori Docenti” sono attori istruiti dallo Psicologo o Assistente Sociale ai quali verrà richiesto di simulare gli “errori” più frequentemente commessi dai ragazzi ed in grado di rispondere alle domande poste dagli stessi in fase di simulazione. 

Incontri di profilo psicologico

Non siamo più liberi, se mai lo siamo stati, i nostri comportamenti sono stati così condizionati dal Covid19 al punto che è “impensabile farne a meno”.  Le persone di qualsiasi età sono incentrate a mantenere distanze di sicurezza e margini igienico sanitari rigorosi che favoriscono i contatti “social” e non più “vis a vis” e nel mondo sempre più impaurito dal ritorno della pandemia ci accorgiamo che è più facile comunicare attraverso la tecnologia (pc, smartphone, tablet, ect) che fissare appuntamenti, presi sempre dalla frenesia e dallo scorrere del tempo. 

Caro amico, non ti scrivo più: le lettere uccise da un emoji

A livello sociale e psicologico il nostro modo di rapportarsi è cambiato e tutt’ora è in continuo cambiamento. Il problema è sicuramente celato rispetto alla gestione dei rapporti sociali al tempo della tecnologia, vengono accusati maggiormente i giovani di “invasione tecnologica” ma nell’ultimo periodo benché “costretti” dal Coronavirus anche i meno giovani si sono avvicinati sempre più alla rete.

Gli incontri con pedagogisti e psicologhi saranno finalizzati alla reale interpretazione del “problema”

Cosa c’è da sapere 

Sono Edoardo Maruca, responsabile del progetto.

Del mio Team di lavoro fanno parte Giornalisti Professionisti, Psicologi, Pedagogisti e giovani Attori impegnati nella simulazione del malessere.

Tutta la didattica è disponibile anche on line.

                                         

 

 

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