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Dimmi come canti, ti dirò …

Uno studio pubblicato qualche anno fa su Text and Talk, rivela come dagli anni ‘40 a oggi, siamo passati da cantare di romanticismo al sesso, al dolore e all’angoscia. La ricerca svela com’è cambiata la nostra percezione dell’amore nel tempo.

Settant’anni fa i sentimenti erano accostati all’idea di vicinanza e possesso, dalla metà degli anni '90, gli artisti, hanno preferito paragonare gli innamorati a dei dolci o degli animali. Spesso ascoltiamo delle metafore d’amore perché, spiegano i ricercatori di linguistica, è il tipo di linguaggio che meglio rappresenta i sentimenti nella nostra psiche.

«La musica, l’amore e il linguaggio sono esperienze universali che probabilmente definiscono l’umanità, ecco perché è importante studiarle», spiega Salvador Climent Roca, ricercatore principale di questo studio e professore di linguistica all’Università Oberta de Catalunya. “Da un lato, le canzoni pop mainstream riflettono ciò che è generalmente socialmente accettabile”. Dall’altro, poiché sono prodotte in gran parte da grandi aziende, potrebbero essere le canzoni a diffondere alcuni valori nella società».
 
In principio, il team non era interessato a studiare le canzoni d’amore, voleva semplicemente analizzare tutte le canzoni pop più famose: “Ma abbiamo scoperto che quasi tutte queste hit sono canzoni romantiche così siamo finiti a studiare l’amore”, racconta Climent Roca, scoprendo che 52 delle 71 canzoni più ascoltate negli USA ogni anno secondo la classifica Billboard dal 1946 al 2016 – avevano come tema centrale l’amore, il romanticismo, o il sesso.
 
Tre quarti delle canzoni più popolari sull’amore si riferiscono a quello romantico, mentre le rimanenti hanno temi erotici, sexy e anche volgari con un boom del cosiddetto  pillow talk  tra il 1977 e il 1982 e poi di nuovo tra il 1996 e il 2008. Negli anni ‘70 e ‘80, complice la disco music, l’amore era anche ballato in discoteca: Avendo lavorato in radio quasi tutta la mia vita, potrei prendere per esempio: Baby i love you degli Italiani Easy Going, Dont go breaking my heart di Elton John e Kiki Dee oppure, My first my last my everything di Barry White.
 
Dal 1983 in poi, la maggior parte delle canzoni piangono cuori spezzati e anime infrante come nella straziante  Rolling in the Deep di Adele, pubblicata nel 2011 o Someone You Loved, brano di Lewis Capaldi del 2019.
 
Dai tempi di Elvis a oggi le canzoni sono cambiate. Lo abbiamo visto nella musica e nei gusti delle persone.
 
Nickolay Lamm, artista e ricercatore Statunitense, ha pubblicato un grafico sul cambiamento dei testi delle canzoni contemporanee. Lamm ha creato un database fatto di testi musicali e un programma per analizzarlo. Ogni parola viene trovata, individuata e collocata nella canzone nel contesto. In questi grafici si vede in verticale la popolarità della canzone, secondo i parametri del Billboard Year-End Hot 100 Songs, e in orizzontale l’anno di uscita. Il colore della casella varia: è più rosso tanto più è presente la parola nella canzone. Quali sono i risultati? I testi sono diventati più sensuali. “I love you” diminuisce, entra “sex”, mentre “baby” resta più o meno costante.
Un aspetto fondamentale nell'evoluzione della musica riguarda la tipologia di tematiche e la varietà delle parole utilizzate nei testi delle canzoni. Negli ultimi trent’anni si è verificato un significativo spostamento nelle tematiche e nell'approccio linguistico delle stesse. Oggi, molte tracce si concentrano più su esperienze personali che su esperienze collettive o generazionali, per creare connessioni emotive immediate e richiamare situazioni quotidiane. La cultura digitale e l'avvento dei social media hanno anche influenzato la scelta delle parole. E per approfondire questo argomento, consiglio di leggere: Il cambiamento del linguaggio nei media negli ultimi 60 anni. (edoardomaruca.it) Inoltre, l'uso di metafore complesse e l’evocazione di immagini elaborate, tipiche degli anni '90, ha ceduto il passo a un linguaggio più immediato e semplice così come diventa più immediata la comunicazione interpersonale. Le parole utilizzate nelle canzoni moderne sono spesso focalizzate sull'espressione diretta di emozioni e sentimenti. Dai primi anni del 2000 l'industria musicale ha subito notevoli trasformazioni, soprattutto a causa di fattori esterni che hanno influenzato la musica in modi che pochi avrebbero potuto immaginare. L'analisi delle canzoni di oggi rispetto a quelle degli anni '90 rivela cambiamenti nella lunghezza, nella struttura e nella scelta delle parole. 
 
Traendo spunto da ricerche più complesse, Rapporti Scientifici (nature.com) direi che le variazioni specifiche non sono state ancora pienamente comprese, ma i testi delle canzoni sono diventati più semplici e più ripetitivi negli ultimi cinque decenni.
 
Analizzando le dinamiche dei testi di centinaia di canzoni popolari di cinque diversi generi musicali, nell'arco di cinque e utilizzando un'ampia serie di descrittori di testi, tra cui la complessità, struttura, l'emozione e la popolarità, si scopre che i testi della musica pop sono diventati più semplici e più facili da comprendere nel corso del tempo. 
La complessità lessicale e la ricchezza dei testi diminuisce anche in termini di leggibilità. Si riduce la complessità strutturale e aumenta la ripetitività della strofa. Inoltre, si confermano le emozioni negative personali. Infine, il confronto tra il numero di visualizzazioni dei testi e il numero di ascolti, mostra che per quanto riguarda l’attenzione per i testi, gli ascoltatori di musica rock preferiscano vecchie canzoni e gli ascoltatori di musica pop quelle nuove.
 
Generalmente la canzone è piacevole per la musica. L’interazione tra melodia e testi è imperativa e poiché le parole influenzano la valenza emotiva del brano, i testi possono aumentarne o modificarne l'emozione percepita. Il segreto del successo di una canzone è dunque da ricercare anche nel ritornello. È stato inoltre dimostrato che la musica contenente testi attiva regioni cerebrali diverse rispetto alla musica senza testi.
 
I testi possono essere considerati una forma di opera letteraria.
 
Solitamente scritti in forma di versi, i testi utilizzano dispositivi poetici come la rima, la ripetizione, le metafore e l'immaginazione e possono essere considerati simili alle poesie. Il richiamo va a centinaia di canzoni che conosciamo a memoria ma anche al fatto che Bob Dylan ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 2016 "per aver creato nuove espressioni poetiche all'interno della grande tradizione canora americana ". Aggiungerei i testi di opere letterarie musicali Italiane tratte dalla discografia di Battiato, Conte, Dalla, Tenco e tanti altri.
 
Dalla ricerca riportata integralmente su Rapporti Scientifici (nature.com) le differenze tra i generi sono state identificate in termini di ripetitività (la musica rhythm & blues (R&B) ha i testi più ripetitivi e l'heavy metal quelli meno ripetitivi) e di leggibilità (la musica rap è la più difficile da comprendere, il punk e il blues la più facile). Lo studio si riferisce a 1879 canzoni esaminate in tre anni (2014-2016) e su sette generi principali (country, dance, pop, rap, rock e R&B)   www.nature.com/srep/
 
I ricercatori hanno scoperto che i sentimenti positivi (ad esempio, gioia o fiducia) sono diminuiti, mentre quelli negativi (rabbia, disgusto o tristezza) sono aumentati. 
Analizzando i testi delle dieci canzoni più popolari della classifica degli Stati Uniti tra il 1980 e il 2007, è stato scoperto che le parole relative a sé stessi (ad esempio, me o mio) e quelle che indicano un comportamento antisociale (odiare o uccidere) sono aumentate, quelle relative alle interazioni sociali (parlare o accoppiarsi) e alle emozioni positive (amore o bello) sono diminuite nel tempo. Oltre ai cambiamenti negli spunti emotivi, la ricerca rileva che la percentuale di testi che descrivono le relazioni in termini romantici non è cambiata. Tuttavia, la percentuale di aspetti delle relazioni legati al sesso è aumentata in modo sostanziale. Gli studi sull'evoluzione temporale della musica hanno esaminato anche i cambiamenti temporali dei descrittori acustici, sottolineando una tendenza alla diminuzione della "felicità" e della "luminosità", nonché una leggera tendenza all'aumento della "tristezza".
 
Una delle ultime ricerche esplorative si distingue dagli studi esistenti per diversi aspetti: per le analisi, è stato creato un set di dati contenente 353.320 testi di canzoni in inglese dalla piattaforma Genius https://genius.com/ che abbraccia cinque decenni (1970-2020) in termini di anni di pubblicazione delle canzoni. Sulla base di questa raccolta di testi, sono stati estratti un'ampia varietà di descrittori del testo e dati di popolarità per ogni canzone. In particolare, lessicali, linguistici, strutturali, di rima, di emozione e di complessità e ci concentriamo su cinque generi: rap, country, pop, R&B e rock, in quanto sono i generi più popolari.
 
Questa analisi, valuta se il numero di visualizzazioni dei testi è correlato al genere musicale.
 
grafico1 
 
La durata delle canzoni
 
Il ventunesimo secolo, ha portato con sé una rivoluzione nella durata delle tracce. La lunghezza media delle canzoni è scesa, attestandosi oggi a meno di 3 minuti.  
Questo fenomeno può essere attribuito alla crescente importanza delle piattaforme di streaming, come Spotify e Apple Music, che assecondano brevi periodi di ascolto e favoriscono l’ascolto di un molti numero di brani in un periodo di tempo limitato. Questo cambiamento è stato favorito anche dal desiderio di creare un impatto immediato. Cambia infatti anche la struttura musicale della canzone  che, anticipando il refrain, cattura subito l'attenzione dell'ascoltatore.
 
Ma perché proprio 3 minuti? E non 2 o 5 o 7? L'ipotesi più accreditata è riguarda il supporto tecnologico sul quale queste ultime sono state registrate per lungo tempo. Mi riferisco ai limiti tecnici dei 45 (fino a 4 minuti per lato) e 33 giri (20/25 minuti per lato).
 
Quel che è certo attualmente è che per partecipare all'Eurovision un pezzo non può superare i 3 minuti e che, non a caso, facendo una media delle 28 canzoni dell'edizione 2023 di Sanremo risulta un timing medio di 3 minuti e 21 secondi. Un'altra tendenza in atto nel mondo della musica, poi, dipende dalla possibilità di ascoltarla in streaming, questo sta facendo diminuire la durata media delle canzoni.
 
Inoltre nell'attuale mercato musicale, la struttura delle canzoni ha subito una notevole semplificazione, soprattutto a causa dell’influenza dei generi attualmente più popolari come il pop e l'hip-hop, che hanno il loro focus sul testo più che sulle armonie musicali. Molte tracce seguono dunque una formula più lineare, spesso ripetono il ritornello più volte per essere facilmente ricordate e cercano di catturare l'attenzione dell’ascoltatore fin dall'inizio. 
 
Probabilmente un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda la soglia di attenzione delle persone per il singolo contenuto. Le pubblicità in televisione insegnano: la loro durata classica è 30 secondi. Negli ultimi 15 anni, inoltre, l'avvento dei social network sta generando un calo drastico della nostra capacità di concentrazione e questo risulta evidente osservando i dati relativi al tempo speso dall'utente medio su ciascun post o video (fonte Geopop).
 
Il boom della musica in streaming è stato accompagnato da una diminuzione della durata media delle canzoni. Negli ultimi anni la curva della durata media dei brani sta tornando ad abbassarsi, proprio in parallelo all'enorme diffusione di servizi come Spotify, Apple Music, Amazon Music e YouTube Music.
 
Un'analisi condotta da Music Machinery sulle tempistiche con cui le persone "skippano" le canzoni durante il loro ascolto su Spotify ha evidenziato che circa il 25% delle persone passa al brano seguente entro i primi 5 secondi e, considerando anche questa quota, il 50% degli utenti lo fa prima che la canzone in ascolto termini. In generale, poi, più le canzoni sono lunghe più la quantità di persone che arriva in fondo diminuisce (Geopop).
 
Gli algoritmi delle varie piattaforme tendono a privilegiare i brani in modo tale da mantenere gli utenti il più possibile connessi e generalmente valutano un pezzo "riprodotto" solo se supera un certo minutaggio di ascolto (spesso 30 secondi). Visto questo meccanismo e considerata l'elevata frequenza di skip da una canzone all'altra, ai cantanti e ai musicisti conviene realizzare più contenuti di minore durata, invece che meno contenuti più lunghi. In questo modo, infatti, hanno maggiori probabilità di "acchiappare" gli ascoltatori e trattenerli su almeno uno dei loro pezzi, cosa che consente a loro e alla piattaforma di guadagnare. Non solo: sono proprio questi brani, di conseguenza, a essere maggiormente diffusi dagli stessi algoritmi e quindi a essere più ascoltati, generando di conseguenza un circolo vizioso che porterà probabilmente sempre di più a un'uniformazione della durata delle canzoni.
 
Alcune canzoni del passato
– The End – The Doors (11:43 minuti)
– Bohemian Rhapsody – Queen (9 minuti)
– Another brick in the wall – Pink Floyd (8:27 minuti)
– American Pie – Don McLean (8:27 minuti)
– Hey Jude – The Beatles (7:11 minuti)
 
Come sono cambiati i testi di Sanremo
 
In Italia, è stato analizzato il cambiamento dei testi considerando il numero di parole utilizzate. Per calcolare il risultato per prima cosa sono stati eliminati i termini ripetuti, le congiunzioni, e gli articoli. Le parole che in questo tipo di analisi vengono definite stop word. L'obiettivo infatti era focalizzare l'analisi solo sulle parole che dessero peso al testo. A questo punto è stata realizzata una media aritmetica per ogni anno. Per esempio, nel 1976 sono state utilizzate in media circa 34 parole, nel 1978, 35, e nel 1981, 41.
 
I dati mostrano un calo fino al 1970 e poi una crescita progressiva fino al 2023. Questo significa che sono aumentate le parole utilizzate nei testi delle canzoni, si presume quindi che anche la complessità dei brani sia cresciuta negli anni. Sull'analisi però incide un altro fattore. Nel 2018 infatti è cambiato il regolamento del Festival. Per la 68esima edizione del Festival di Sanremo l'ex direttore artistico Claudio Baglioni aveva allungato la durata dei brani in gara a 4 minuti. Prima infatti potevano durare al massimo 3.15. È quindi probabile che gli artisti abbiano sfruttato il nuovo regolamento per portare a Sanremo, canzoni e testi più lunghi.
 
Come sono cambiati i testi delle canzoni.
 
Le canzoni di un tempo erano davvero tutte canzonette? 
 
Sapevate che dietro “lo sai che i papaveri son papaveri alti alti" di Nilla Pizzi, vincitrice  del festival di Sanremo del 1952, si cela una critica al potere mentre le papere simboleggiano coloro costretti a sottostare?
 
Caterina Caselli, urla "Nessuno mi può giudicare nemmeno tu" incarnando un'ancora acerba emancipazione femminile (è 1966 e rivendica la possibilità per una donna di avere più partner).
  
Adriano Celentano e Claudia Mori, portano al festival nel 1970 "Chi non lavora non fa l’amore", in un momento in cui gli scioperi e le contestazioni erano all’ordine del giorno. 
 
Vediamo le differenze tra due canzoni del passato riproposte in chiave moderna.
 
Massimo Ranieri 1970. Rose Rosse
Forse in amore le rose non si usano più, ma questi fiori sapranno parlarti di me. / Rose rosse per te ho comprato stasera/ e il tuo cuore lo sa cosa voglio da te./ D’amore non si muore/ ma chi si sente solo/ non sa vivere più. Con l’ultima speranza / stasera ho comprato rose rosse per te.
 
Dente e Massimo Ranieri 2009 
Comprati un mazzo di fiori che poi ti do i soldi / cerca di farti bella più bella di quello che sei/ muoviti fai presto che ti voglio vedere/ non sbagliare via e porta qualcosa da bere/ quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti appena te ne vai olocausto di tutti i poeti.
 
Gianni Morandi 1964. Fatti mandare dalla Mamma
È un'ora che aspetto davanti al portone / Su, trova una scusa per uscire di casa / Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte./ Devo dirti qualche cosa che riguarda noi due / Ti ho vista uscire dalla scuola insieme ad un altro / Con la mano nella mano, passeggiava con te.
 
Emis Killa e Gianni Morandi
Intanto tua mamma mi guarda i tattoo/ chissà se sapesse che sotto ne ho molti di più poi mi chiede fai sport? Di dove sei?/ Dove vi siete conosciuti tu e lei? Io dico al concerto di Lana Del Rey/ anche se eravamo tutti ubriachi ad un rave/non sanno nulla di noi/ di quello che vuoi tu dì quello che vuoi/ ma tuo padre ti guarda come fossi una santa cioè cosa pensa che facciamo quando dormi da me, eh? 
 
Dalla penna felice di Edoardo Maruca  
Per avere idea di quanto la musica sia cambiata negli anni, vi consiglio la lettura di Musica di ieri e musica di oggi

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