Dalla penna felice di Edoardo Maruca.
Suca, si legge interminabilmente sui muri della città. È la scritta che a Cosenza come in tutto il meridione viene tracciata su ogni parete bene in vista. Solo chi è veramente meridionale riesce a non scandalizzarsi del tutto leggendo i vari suca che caratterizzano la nostra terra.
Per molti versi suca non è una parolaccia (...) Comunque non una delle peggiori, piuttosto è una scritta di benvenuto, un saluto, un addio ma anche dissenso e protesta. Suca accompagna agguerrite campagne elettorali e citazioni filosofiche. In fondo suca è anche tenerezza: quanti messaggi d'amore sono apostrofati da un epistemologico suca ...
C’è chi lo cancella, ma inutilmente, perché suca ricompare il giorno dopo. Chissà se sui muri della città del sole di Tommaso Campanella, accanto al teorema Pitagorico o dal pennino di Bernardino Telesio, suca tratteggiava allora come oggi, mille intendimenti? Augusto, superbo, severo, gioioso e disonorevole, a ognuno il suo.
Ovviamente esiste la narrativa, per molti supera le barriere del pudore, altri invece, non colgono il significato intrinseco di una parola così spontanea e terrena. Rimane quindi la Cosenza che si divide in due categorie: chi lo scrive e chi lo cancella.
Quest'ultimi sono infelici e sconfitti, perché com'è evidente, suca trionfa e vince sempre: su insegne e saracinesche, ascensori e citofoni, cassonetti dell’immondizia, porte e anche monumenti; ne riappaiono a centinaia e di tutte le dimensioni, suca brevissimi a matita o penna, e suca giganteschi immersi in un diluvio di vernice.
Non è importante che suca accompagni un nome, suca non ha genere, non è maschile né femminile e solo di rado ha bisogno di un volto certo cui rivolgersi: suca è come un punto fisso dello spazio e può bastare anche soltanto a sé stesso. Talvolta è accompagnato dalla raccomandazione “forte”, ma il suca forte non muta l’essenza dell’offesa, piuttosto fa comprendere senza fatica cos’è il plusvalore.
Tra i suca che appartengono al mio quotidiano, quello più visibile è dedicato al Capo condomino nella versione incessante e perenne del "Cenzino sempre suca", non è tra i più grandi che mi sia capitato di notare, è discreto, senza però dimenticare il suo compito crudele. I condomini, nonostante l’abbiano davanti, nell'ascensore e nella rampa delle scale vicino al contatore della luce, evitano di cancellarlo, per evitarne la naturale, spontanea moltiplicazione.