Fa diventare un fatto, notizia e lo fa con competenza, coscienza artistica, bagaglio culturale, ecco quindi la prima seria sforbiciata per chiunque avesse voluto fare lo speaker radiofonico: ci voleva tecnica e la tecnica si studia… Ascoltando una radiocronaca della fine degli anni 80°, difficilmente i più capivano cosa significasse «scatta deciso sulla fascia laterale, dribbla la tripletta in difesa ed è Gooool» ma è indubbio che la carica trasmessa dal radiocronista fosse contagiosa e positiva. Stava nascendo la cultura radiofonica e pertanto uno stile.
Era di moda seguire la radio «alla moda» e quando un giorno ascoltammo i giocatori: Salve, sono Giorgio Venturin, io ascolto Radio Cosenza Centrale; Ciao sono Michele Padovano e mi alleno con la musica di Rcc; Sono Donato Bergamini, ascolto le ultime notizie su Centrale. Beh, a quel punto, capimmo l’importanza della forma e della sostanza. Gli editori, confortati dai guadagni evidentemente lauti degli sponsor delle trasmissioni sportive, avvertirono la necessità imprenditoriale di trasmettere informazioni locali, organizzando per quanto possibile le prime redazioni con tanto di Giornalista «che ha il compito di scrivere il testo dei radiogiornali, redigere servizi e naturalmente di andare in voce sia per le dirette che per i servizi registrati». Lo speaker «che ha il compito di leggere tutto ciò che gli viene consegnato». Il tecnico «che deve gestire diretta e post produzione di tutto ciò che gli capita sotto le mani: dall'editing dei contributi registrati sia negli studi interni che in esterna, alla gestione delle messe in onda».
Giornali Radio Quotidiani
Dal primo momento di radiofonia professionale, gli editori dovettero combattere con le spese e, passato il periodo del «volemosi bene», avere un professionista in azienda diventò una condizione indispensabile anche per via di un più sentito bisogno di responsabilizzazione dell’informazione sulla quale si è espressa anche la Cassazione (1). La raccolta delle notizie poneva costi esorbitanti e improponibili per l’economia Calabrese. La soluzione venne data dalle agenzie di stampa a diffusione locale, inizialmente l’Ansa poi le altre, contratti con le radio e le televisioni locali e, in un secondo momento, il canone venne addirittura sostenuto dalla Regione Calabria.
Fu proprio la fruizione di notizie fresche e a basso costo che contribuì alla programmazione di Giornali radio quotidiani e in più edizioni. A quel punto l’informazione era diventata Business e, in mancanza di regole da rispettare, si vendeva di tutto: la cronaca nera, l’intervista politica o la viabilità offerta dall’omino Michelin, i Marlboro Country o il Merit Cup sponsorizzavano le cronache sportive, mentre il Muratti Time le previsioni del tempo. Sarebbero dovuti passare decenni per un primo, blando regolamento in materia pubblicitaria. (2)
L’esigenza di uno sviluppo del linguaggio nella informazione giornalistica andava di pari passo alle «raid» radiofoniche peraltro scopiazzate dalla radiofonia Americana che aveva fatto del Broadcast, una industria fiorente da almeno un trentennio. Questa Analisi contemplava un prodotto di qualità nei contenuti, nella forma, ma più di ogni cosa sponsorizzabile. Con l’informazione le Radio Calabresi iniziarono a sentirsi importanti, catalizzando l’attenzione anche di chi, snobbava il “mezzo” a favore della carta stampata… La parola sembrava conoscere un ritorno importante dopo anni di «vilipendio alla lingua italiana degli anni '70».
Per la prima volta in Calabria nel settore radiofonico privato, si avvertì la necessità dello studio di un’esposizione dialettica più curata. La rivoluzione operata dalle radio ha fatto sì però che anche queste venissero coinvolti in un processo di adattamento alla comunicazione moderna… Da un lato la preferenza per periodi brevi, molto spesso costituiti da poche frasi, poteva essere ricondotta a esigenze di chiarezza e incisività dei tempi radiofonici; dall’altro, il rischio era quello dell’omogeneità della programmazione radiofonica, ma questo «pericolo» venne evitato dalla professionalità «creativa» dei Calabresi.
Si era consapevoli che il mezzo radiofonico necessitasse di tecniche giornalistiche differenti; intanto le sperimentazioni di quella che sarebbe diventata negli anni la Piramide invertita, ovvero la cattura dell’attenzione dell’ascoltatore in prima battuta dando più informazioni possibili nella disposizione e nella organizzazione all’interno di un testo come spiegherà Jakob Nielsen negli anni ‘90 «un Triangolo rivolto con la punta verso il basso». (3)
Un giornale radio della durata mai superiore ai 4 minuti lasciando gli approfondimenti ad altri momenti informativi e che seguisse le tradizionali regole delle 5 W in maniera sistematica (4) Come accadeva già nelle locandine davanti alle edicole e ancor prima con gli strilloni, “per chi se li ricorda”, una formulazione di messaggi chiari e stringati, riproponendo le stesse modulazioni per altro utilizzate dalla stampa (occhielli, titoli, catenacci e sommari).
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(1) La sentenza n. 5259/1984 della Sezione I civile della Corte di Cassazione ha stabilito il seguente principio: "Perché la divulgazione a mezzo stampa di notizie lesive dell'onore possa considerarsi lecita espressione del diritto di cronaca, e non comporti responsabilità civile per violazione del diritto all'onore, devono ricorrere tre condizioni: 1) utilità sociale dell'informazione; 2) verità oggettiva, o anche soltanto putativa purché frutto di diligente lavoro di ricerca; 3) forma civile dell'esposizione dei fatti e della loro valutazione, che non ecceda lo scopo informativo da conseguire e sia improntata a leale chiarezza, evitando forme di offesa indiretta" (Il Foro italiano, anno 1984, Vol. CVII, pag. 2712).
(2) Decreto Ministro Poste e Telecomunicazioni 9 dicembre 1993, n. 581 Regolamento in materia di sponsorizzazioni di programmi radiotelevisivi e offerte al pubblico (G.U. n.8 del 12.1.1994) MINISTRO DELLE POSTE E DELLE TELECOMUNICAZIONI
(3) Carrada, Il mestiere di scrivere, Apogeo, 2007, p.73
(4) https://it.wikipedia.org/wiki/Regola_delle_5_W
La cosiddetta regola delle 5 W è la regola principale dello stile giornalistico anglosassone. In inglese sono note sia come Five Ws che come W-h questions e fanno parte delle regole di buona formazione del discorso. «Who - Chi, What - Che cosa, When - Quando, Where - Dove, Why - Perché»
La regola delle 5 W è anche utilizzata nel problem solving e, con alcune modifiche, nella pianificazione dei processi.
"L'Evoluzione del Linguaggio e del Giornalismo nella storia delle Radio Private" (di Edoardo Maruca)