Purtroppo non disponiamo di dati certi sui consumi culturali in Calabria negli anni ‘70, non è dato sapere quanti dischi, libri, riviste o giornali fossero venduti in quel periodo; è invece certificato dall’Istat (Istituto nazionale di statistica) il dato sull’analfabetismo di circa il 15,24% a fronte del 5,20% nazionale.
Tabella (1)
Immaginiamo cosa possa aver significato per un giovane, sognante ascoltatore, un rapporto per quanto possibile dialogico con un personaggio dalla voce «strana» che diceva cose stravaganti alla radio libera, qualcuno che con la voce rauca da 30 sigarette al giorno diceva: «oghey ragazzi in this moment it’s five o’clock»… Magari con l’accento Catanzarese… un formato oggi improponibile e ridicolo, ma al tempo l’effetto era davvero esilarante. (Descriverò meglio la contaminazione dialettica nell'italiano radiofonico tra qualche capitolo) Si telefonava alle Radio a qualunque ora e per qualsiasi motivo, erano gli anni in cui le trasmissioni televisive chiudevano alle 23 e «scesa la rete» Rai (2) rimaneva solo la radio privata capace di un contatto umano impossibile per i canali radiofonici della Rai. Richieste per ascoltare una canzone e dedicarla a un amore «nascosto», raccontare la propria storia o ascoltare quelle altrui, la possibilità di recitare una poesia, di criticare l’operato di un politico o della propria squadra del cuore.
Per tanti anni le Radio Cosentine mandavano in onda indistintamente le telefonate di chicchessia e chiunque abbia vissuto appieno l’epoca delle prime radio locali, sia da ascoltatore piuttosto che da protagonista, ricorderà con commozione e profonda nostalgia quello che è stato sicuramente il periodo più libero e forse anarchico della comunicazione Italiana. Ancora non esistevano le indagini Audiradio o Radiobank (3) «ma vi è la certezza che mai, la radio avrebbe più raggiunto quei picchi d’ascolto».
La Radio Libera
… ma libera veramente “mi piace anche di più perché libera la mente» cantava Eugenio Finardi nel 1976 in un suo grande successo, in verità la radio libera ha poi finito per implodere! Se le notizie non erano sottoposte ai comitati di redazione o eventuali censure, come in Rai, la mancanza di regole e controlli finì per generare una giungla selvaggia, dove la figura del direttore responsabile era inapplicata o comunque fittizia, tutti dicevano ogni cosa, ebbri, forse, dalla dichiarazione della corte costituzionale che il 28 Luglio del 1976, richiamando la legge del 14 aprile 1975, n.103 «Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva» (4) e, invocando l’art 21 della costituzione (5) dichiarava non motivato e quindi illegittimo il monopolio della Rai per le trasmissioni locali, aprendo di fatto la strada a quella che sarebbe stata la radiofonia libera. Sicuramente lo scossone dato dai nuovi giudici costituzionali cambiò un concetto radicato da tempo. (6) Varrebbe la pena, in una prossima tesi, analizzare il concetto di Libertà...
Bisogna ricordare che seppur in presenza della sentenza della Corte Costituzionale che autorizzava la trasmissione privata in ambito locale (7) sarebbe dovuto trascorrere almeno un decennio, «come più avanti descriverò», per avere una legge di regolamentazione «legge Mammì sul riordinamento del settore radiotelevisivo Italiano». Di fatto mancavano dei precisi parametri radio elettrici se non quello dell’attribuzione della gamma di frequenza di esercizio «fm 87,500 /108,00» e le radio private aprivano e chiudevano velocemente, talvolta «l’emivita” durava una stagione estiva», giusto il tempo delle vacanze … Come nell’esempio di Radio Torrevecchia Club, emittente estiva di una frazione di Cetraro sul litorale Tirrenico Cosentino ubicata all’interno di una balera dell’epoca, oppure Radio Lancillotto, dal soprannome del simpatico proprietario che accendeva i trasmettitori «quando gli andava di farlo» (…)
Nonostante il primo censimento delle frequenze radiofoniche a modulazione di frequenza del 1984 «disatteso nella maggior parte dei casi», non troveremo un libro o un documento ufficiale che abbia certezza della reale situazione radiofonica Calabrese fino al 1990, data del primo censimento Ufficiale delle radiofrequenze attivate da soggetti privati.
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(1) https://qds.revues.org/1241 - L’istruzione difficile
(2) La rete della Rai “scendeva o saliva” siglando l’apertura o la chiusura delle trasmissioni
(3) Cfr https://it.wikipedia.org/wiki/Audiradio - Audiradio era una società che si occupava dell'indagine sull'ascolto radiofonico in Italia, simile nel concetto a quello che è Auditel per la televisione italiana.
(4) Legge 14 aprile 1975, n. 103 Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva. (Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 102 del 17 aprile 1975, ed entrata in vigore il giorno successivo. Il testo riportato è quello attualmente vigente in base a successive modifiche, ed è aggiornato al 7 settembre 2000)
(5) L'espressione articolo 21 si riferisce, in breve, all'articolo della Costituzione italiana dedicato alla libertà di stampa. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la Parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
(6) Cfr http://www.giurcost.org/ La Corte Costituzionale italiana nel 1960 ribadiva che sarebbe stato eccessivamente pericoloso concedere ai privati l'uso delle frequenze via etere, perché avrebbero potuto esercitare pressioni indebite sull'opinione pubblica, mentre, a differenza ad esempio della carta stampata, l'accesso non sarebbe stato garantito a tutti.
(7) Cfr http://www.giurcost.org/ - Per questo motivo la corte costituzionale dichiara l'illegittimità costituzionale degli artt. 1, 2 e 45 della legge 14 aprile 1975, n. 103 (nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva) nella parte in cui non sono consentiti, previa autorizzazione statale e nei sensi di cui in motivazione, l'installazione e l'esercizio di impianti di diffusione radiofonica e televisiva via etere di portata non eccedente l'ambito locale.
"L'Evoluzione del Linguaggio e del Giornalismo nella storia delle Radio Private" (di Edoardo Maruca)
Edoardo Maruca - PARTE TERZA