È stata una lunga storia la mia, iniziata alle scuole medie, agli albori della radiofonia privata, erano gli anni '70. Col tempo sono riuscito a fare altro, ho cercato e trovato esperienze diverse, ho vissuto e guadagnato meglio, ma per un lungo periodo sono rimasto stranito, impaurito, perplesso, sceso dalla grande radiogiostra che per tanti anni mi ha trasportato oltre le normali aspettative in una lunga avventura indimenticabile, spesso faticosa, straordinaria sempre.
Un viaggio iniziato spensieratamente, quasi per gioco, in quel periodo in cui il mio futuro sembrava essere così distante che ero certo di potermi prendere tutto il tempo che volevo prima di affrontarlo e, in attesa di “crescere” e di fare “le cose per bene”, sono salito tanto per farmi un giro su quella traballante giostra che in quel tempo, solo in pochi chiamavano Radio Privata. Nessuna protezione e niente casco, leggero, incosciente e senza bagagli, perché immaginavo non mi sarebbero serviti, d’altra parte sulla giostra non porti niente dietro, non si rimane per molto, si entra, si fa un giro e si esce, come hanno fatto tutti gli altri. All’improvviso la radiogiostra si è messa a girare forte prendendo quota e forse, spinto dalle prime cinquemila lire guadagnate con il mio divertimento, ho cominciato a volare. Tra una nuvola e un temporale, la mia radio smarmittata stava diventando spaziale muovendosi per una rotta che non sapevo bene dove mi avrebbe portato ma che ho avvertito, avrebbe potuto essere quella giusta. E le cose sono andate... Credo di essere diventato un radiofonico di buon livello, mi sono appassionato e ho studiato per potermi migliorare, ho raggiunto, forse superato quei modelli radiofonici a cui facevo riferimento. Sono andato in America e in Europa solo per “vedere” le radio. Passione, prove, testi umanistici e tecnici. In questo lavoro c'è il trucco, se dici di essere preparato sei presuntuoso; puoi creare un jingle a 16 piste, scrivere un articolo giornalistico, aggiustare un mixer o tarare uno strumento, sei e rimarrai un professionista di serie B, non sarai mai un bravo avvocato o un medico, ma anche pasticciere, meccanico o altro “parli alla radio eh, eh eh, fammi una dedica”. Ho discusso e anche litigato per fare diventare questo lavoro una “professione” purtroppo per molti è sempre stato un “mestiere” o peggio un passatempo, svilendo la reputazione dei migliori o di chi lo faceva per vivere. Se la radiofonia è scesa inesorabilmente di livello, è anche per colpa di questi morti di fame. Dedicando tutto me stesso in questa grande avventura, ho sacrificato anche i valori e gli affetti più importanti, lo scrivo senza rammarico. Albe e tramonti, ferragosti e capodanni sempre nella “mia” giostra. Non è facile decidere di dire basta quando non sai fare altro ma ho sentito l’irrefrenabile bisogno di mettere un punto alla mia vita e voltare pagina. Quelli bravi la chiamano incompatibilità ambientale, saturazione, idiosincrasia, l'amore diventa tossico, l'affetto, rancore ... Il mio futuro non è più così lontano e tutte le “altre” cose che prima o poi mi ero promesso di fare pretendono di essere fatte. Mi sono chiesto da dove ricominciare. Forse, dal senso della noia che non ho avuto mai il tempo di apprezzare o dal guadagnare bene con un lavoro "normale" e tornare a casa la sera in orari umani. Forse viaggiare, accorgendomi che tutti quei posti che credevo di conoscere, sono ancora più belli da studiare senza la "fretta di tornare in radio", oppure, finire di leggere tutti i libri che ho dimenticato aperti sulla scrivania perché "tanto lo finisco dopo la trasmissione" e finalmente radermi la mattina come fanno tutti, senza la fretta di essere in ufficio prima delle sette. Ora sono qui, dov'ero partito 36 anni fa e pubblico alcuni estratti dalla relazione “Evoluzione del linguaggio e del Giornalismo nella storia delle radio private Calabresi” ispirata all’omonima tesi di Laurea, spero vi interessi.
Dalla penna felice di Edoardo Maruca